credits: Carlotta Artioli

Diritto Idee Persone

Bibliografia

      • Enrico Finzi, Piero Calamandrei avvocato, Milano, Vallardi, 1957
      • Salvatore Satta, «Interpretazione di Calamandrei», in Soliloqui e colloqui di un giurista, Padova, 1968, p. 478 ss
      • Stefano Rodotà, Piero Calamandrei, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 16, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1973
      • Piero Calamandrei: ventidue saggi su un grande maestro, a cura di Paolo Barile, Milano, Giuffrè, 1990
      • Michele Taruffo, Calamandrei e le riforme del processo civile in Barile (a cura di), Piero Calamandrei: ventidue saggi su un grande maestro, Milano, Giuffré, 1990
      • Norberto Bobbio, Maestri e compagni, Firenze, Passigli Editori, 1984
      • Giulio Cianferotti, «Ufficio del giurista nello stato autoritario ed ermeneutica della reticenza. Mario Bracci e Piero Calamandrei dalle giurisdizioni di equità della grande guerra al codice di procedura civile del 1940», in Quaderni fiorentini, 37, 2008, p. 284
      • Franco Cipriani, «La consulenza tecnica e i doni natalizi di Piero Calamandrei», in Il giusto processo civile, 2009, p. 143 ss
      • Franco Cipriani, Il codice di procedura civile tra gerarchi e processualisti, Napoli, ESI, 1992
      • Franco Cipriani, Piero Calamandrei e la procedura civile. Miti Leggende Interpretazioni Documenti, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2009
      • Alessandro Galante Garrone, Calamandrei, Milano, Garzanti, 1987 (nuova edizione Effepi Libri, Monte Porzio Catone, 2018)
      • Roberta Gambacciani Lucchesi, Piero Calamandrei: i due volti del federalismo, Firenze, Polistampa, 2004
      • Stefano Merlini, Piero Calamandrei e la costruzione dello stato democratico. 1944-1948, Bari-Roma, Laterza 2007
      • Nicola Piscardi, «Il bicentenario del codice di procedura civile in Italia. Origine, evoluzione e crisi del monopolio statuale della procedura», in Il giusto processo civile, 2008, p. 935 ss
      • Nicola Rondinone, Storia inedita della codificazione civile, Milano, Giuffré, 2003
      • Nunzio Dell’Erba, Piero Calamandrei, in Id., Intellettuali laici nel ‘900 italiano, Vincenzo Grasso editore, Padova 2011, pp. 215–233
      • Alessandro Barbera, Luci e ombre su Calamandrei, in Storia in rete, n. 112-113, Roma, febbraio-marzo 2015
      • Paola Roncarati e Rossella Marcucci, Codici e rose, L’erbario di Piero Calamandrei tra storia, fiori e paesaggio, Leo S. Olschki, Firenze 2015
      • Silvia Bertolotti, Contrasti: la Grande Guerra nel racconto fotografico di Piero Calamandrei, Fondazione Museo Storico del Trentino, Trento 2017
      • Gennaro Sasso, Sul Diario di Piero Calamandrei. Considerazioni e qualche ricordo, in Id., Biografia e storia. Saggi e variazioni, Roma, Viella, 2020, pp. 233–81
      • V. Dolara, Divina Vitale, (a cura di), Piero Calamandrei politico, fiorentino, europeista, “Quaderni del Circolo Rosselli” n.4/2007, Alinea Ed. Firenze. Con interventi di R. Barzanti, N. Bobbio, A. Cecchi, V. Dolara, A. Galante Garrone, G. Giovannoni, L. Lagorio, A. Landuyt, T. Mattei, G. Morales, S. Nocentini, D. Ravenna, G. Spini, V. Spini

    Nato a Firenze nel 1889, Piero Calamandrei si laurea in Giurisprudenza a Pisa nel 1912 con Silvio Lessona. Inizia quindi una brillante carriera accademica e nel 1924 assume la cattedra di diritto processuale civile all’Università di Firenze che terrà fino alla morte. Assieme a Carnelutti e Redenti è tra i principali riformatori del Codice di procedura civile del 1940, ispirato agli insegnamenti del maestro Chiovenda.

    Partecipa attivamente ai lavori dell’Assemblea Costituente con scritti che ancora illuminano la lettura della nostra Carta Fondamentale, nel segno della costante ricerca di una dimensione etica e culturale del diritto, in contrapposizione al positivismo kelseniano.

    Tutti conoscono il Calamandrei giurista e Padre Costituente, ma non tutti sanno che Piero è anche pittore e amante di botanica.

    Colleziona in gioventù campioni di erbe selvatiche e fiori di campo realizzando un quaderno di 224 pagine con cui avrebbe voluto essere inumato, in ossequio alla tradizione etrusca di seppellire i cari con il bene cui erano più legati in vita. “Un’amorosa intimità con gli alberi e con le erbe” che lo accompagnerà tutta la vita, permeando i suoi scritti giuridici, politici e privati.

    Quell’amore emerge nella copertina del libro “Elogio al Giudice”, dove una rosa fa da contrappeso al codice delle leggi, a significare che il giudice deve sempre bilanciare il dato letterale delle norme con il sentimento e l’umanità.

    Emerge nel suo celebre Discorso a difesa della Scuola Pubblica del 1950 in cui paragona la funzione della scuola pubblica alla Vallisneria, una pianticella degli stagni che d’inverno non si vede perchè affonda nella melma, ma a primavera riaffiora in superficie diventando una distesa fiorita. Allo stesso modo il compito della scuola in democrazia è di sollevare le persone “dall’incultura e permettere ad ogni uomo di avere la sua parte di sole e di dignità”.